Turing, il padre dell’AI

Turing

Ragionando sui nuovi approfondimenti da proporre su Thinking Beyond, abbiamo pensato che fosse doveroso e utile a comprendere lo stato dell’arte di questa tecnologia, dedicare alcuni articoli ai personaggi che, attraverso le loro intuizioni e i loro modelli, hanno contribuito alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale a supporto delle aziende.

La figura da cui abbiamo scelto di iniziare questo viaggio è Alan Turing, matematico vissuto nella prima metà del ‘900 e considerato da molti il padre dell’informatica e dell’Intelligenza Artificiale.

Turing, la nascita dell’informatica

Il comandante Alastair Denniston era a capo del Government Code and Cypher School dal 1919. Di volti nuovi, in venti anni di onorata carriera nel servizio criptoanalitico, ne aveva visti pochi. Le prospettive di una retribuzione bassa e un lavoro tutt’altro che entusiasmante contribuivano a rendere le sale del quartier generale del GC&CS poco frequentate.

Nell’estate del ’38, alle soglie del secondo conflitto mondiale, Denniston si trovò di fronte un ben più vasto campionario di intelligenze, invitate per essere selezionate per la più grande opera di spionaggio della storia. Tra queste persone, arrivato con un transatlantico da oltreoceano, si presentò un soggetto che incarnava tutti i peggiori timori di Denniston: un matematico.

Come molti colleghi appartenenti alla GC&CS, il Comandante considerava i matematici gente strana e fuori dalla realtà, dunque poco utili alla causa . Il capo operativo della GC&CS ancora non lo sapeva, ma quel matematico sarebbe riuscito laddove le armate di sua maestà avrebbero fallito.

L’obiettivo degli sforzi del team era infatti quello di decifrare il sistema di comunicazione tedesco Enigma. Per rispondere ai messaggi cifrati degli avversari, Turing sviluppò Bomba, una macchina elettromeccanica nata grazie alla collaborazione con un gruppo di crittografi polacchi.

Partendo da frammenti del testo originale cifrato, la macchina era in grado di elaborare le possibili soluzioni all’enigma. Concentrandosi su piccoli pezzi, il marchingegno riusciva a scartare molto velocemente molte combinazioni che fornivano risultati privi di senso.

La decrittazione in quel caso venne svolta con l’ausilio di Colossus, il primo computer programmato elettronicamente della storia.

Colossus
Una ricostruzione del Colossus

Come tutte le macchine dell’epoca, era enorme, composto da circa 100.000 pezzi, 19 chilometri di cavi e 100 cilindri numerati. Riuscendo a decifrare i codici tedeschi, Touring offrì un contributo fondamentale nella sconfitta dei sottomarini U-Boot di Hitler e nel far volgere, dunque, le sorti del conflitto in favore degli Alleati.

Turing, una macchina può pensare?

Dalla Seconda guerra mondiale ci furono evoluzioni nel pensiero e negli sviluppi informatici, anche ma non solo grazie a Turing.

Siamo nel 1950. È questo l’incipit dell’articolo di Alan Turing, Computing machinery and intelligence, che affrontava il tema scientifico più all’avanguardia di quegli anni: l’Intelligenza Artificiale. Dare una definizione era complesso, tanto che Turing aggirò abilmente questo compito formulando un test, noto come “Test di Turing” o “Imitation game” (titolo anche di un film che tratta proprio questo argomento e racconta la sua storia). Lo scopo era quello di valutare la capacità della macchina di avere un comportamento intelligente, inteso come “umano”. Il test prevedeva di porre un giudice di fronte ad un terminale, tramite cui comunicare con due entità: un uomo e un computer. Se il giudice non riusciva a distinguere tra uomo e macchina, allora il computer aveva passato il test, e poteva essere definito “intelligente”. Questo enigma aprì le porte a questo tipo di pensiero e nacquero modelli matematici ed in definitiva algoritmi, sempre più evoluti e performanti, via via assistiti da elaboratori sempre più potenti.

Turing e l’Intelligenza Artificiale dei giorni nostri

È dunque dal 1940 che si sviluppa concretamente la disciplina scientifica dell’Intelligenza Artificiale. In quegli anni, infatti, grazie ad una particolare convergenza storica e scientifica, si è assistito ad importanti scoperte. La neurologia scoprì che la struttura interna del cervello è composta da una rete di neuroni che trasmettono impulsi elettrochimici, Norbert Wiener sviluppò le teorie cibernetiche di controllo e stabilità di reti elettriche, Alan Turing la teoria del calcolo, Claude Shannon la teoria dell’informazione. Nacque, così, un dubbio tra questi scienziati: si può costruire un cervello elettronico? È proprio da quest’impulso che ebbe origine l’idea di una macchina pensante, di un automa in grado di compiere azioni umane, imparare, parlare come un umano. Senza i ragionamenti di Turing, probabilmente non saremmo arrivati fino a questo punto.

 

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