Metadati e metaverso, cos’è il metaverso?
Il Metaverso è forse la più recente e grande scommessa a cavallo tra tecnologia e social media. Per chi ancora si stesse chiedendo di cosa si tratti, potremmo definirlo come un’ampia distesa di spazio digitale in cui gli utenti possono interagire tra loro in tempo reale e ottenere esperienze simili a quelle che sperimentano nel mondo reale e anche oltre. Questa definizione del Metaverso evidenzia un punto cruciale: il fatto che si tratta di un’estensione di un regno digitale che si può dire offra una continuazione al “mondo reale”, anche se la distinzione tra i due livelli non sarà mai netta.
La paternità del temine è da attribuire allo scrittore Neal Stephenson che l’ha utilizzato per indicare l’ambiente virtuale in cui viveva l’avatar digitale del protagonista del romanzo Snow Crash, uscito nel 1992. Da allora sono stati soprattutto i film di fantascienza a mettere in scena il Metaverso – seppur, molto spesso, nella sua accezione distopica e alienante – in primis Ready Player One, dove le persone passavano gran parte del loro tempo in un mondo virtuale dorato in cerca di premi.
Metadati e metaverso, cosa si intende per “meta”
L’esplosione dell’attenzione mediatica sul Metaverso di Zuckerberg e sui suoi diversi “fratelli”, Decentraland, The Sandbox e Blacktopia solo per citarne alcuni, hanno ormai portato all’introduzione nel linguaggio comune il termine “meta”.
Senza chiamare in causa concetti tipici della letteratura come il metatesto, in informatica un metadato è un’informazione che descrive un insieme di dati, ad esempio una sovrastruttura informativa che indica come deve comportarsi un certo software.
Detto così sembra parecchio complicato, ma un esempio può aiutare a chiarire il concetto. Quando creiamo un documento di testo con un qualunque editor e magari impostiamo alcune parole in grassetto, oppure allineiamo il titolo al centro, o cambiamo il font di alcune parole, una volta che salviamo il documento e chiudiamo l’applicazione, se riapriamo il file, anche da un altro dispositivo, il testo mantiene la medesima formattazione.
Metadati e metaverso, esempi concreti
Questo aspetto che a noi sembra scontato è reso possibile dalla creazione, al momento del salvataggio, di un file di testo che contiene oltre alle parole, una serie di informazioni che servono a descrivere come il documento debba apparire. Queste informazioni si chiamano metadati.
Per avere una semplice dimostrazione dell’esistenza e del peso di questi metadati è possibile aprire un software come “Blocco Note”, scrivere un testo e salvarlo. La dimensione del file creato sarà di un certo numero di byte che corrisponde esattamente al numero di caratteri da cui è composto il testo inserito. Ad esempio “ciao mamma” occuperà 10 byte (sì, anche lo spazio è un carattere). Scrivendo lo stesso testo su un editor più evoluto e salvandolo, sarà possibile notare che la dimensione del file sarà maggiore. Anche senza grassetti o altro, le applicazioni più compresse salvano comunque delle sovrastrutture di base.
Metadati e metaverso, la “magia” dell’informatica
Il Metaverso ricalca in grande questi concetti appena descritti. Ogni entità presente nella realtà virtuale descritta dal Metaverso avrà alcune caratteristiche peculiari che saranno presenti in qualunque interazione nel nuovo universo. Ad esempio, se un avatar nel è biondo, lo sarà ovunque. Questo perché vengono registrati dei metadati per indicarne queste caratteristiche specifiche. Se il personaggio virtuale ha un saldo di 1’000’000 di Dollari virtuali, li avrà con se ovunque egli vada.
Quasi tutti i software salvano e leggono strutture a metadati per poter funzionare a dovere. Una “magia” dell’informatica riguarda il fatto che molti software di aziende diverse hanno fatto accordi che consentono di aprire file della stessa estensione (quelle 3-4 lettere dopo il punto nel nome del file”). Ora, chi ha familiarità con questi aspetti sa che spesso la magia non è completa, nel senso che può succedere che qualche testo non appaia centrato a dovere e che quindi si debba intervenire (chi prepara le presentazioni con software diversi di certo si è scontrato con questi limiti) però il concetto di fondo è proprio quello.
Metadati e metaverso, la creazione di standard
La creazione di standard condivisi da un numero crescente di soggetti, come le estensioni dei file o lo spinotto del caricabatterie giusto per fare degli esempi, consente di andare verso un mondo sempre più integrato, più semplice per tutti.
Quali sono gli svantaggi nella creazione di uno standard? Come sempre, ci sono. Uno su tutti è il fatto che ci si fossilizza su una tecnologia e si continua a estendere quella ignorando il fatto che idearne una nuova potrebbe essere molto più funzionale. Ad esempio, il protocollo HTTP su cui si basa internet e in generale il mondo moderno, è degli anni ’70. Quando emergono limiti strutturali e tecnologici si aggiungono dei pezzi (come ad esempio i cookies, senza loro addio al carrello degli e-commerce ed alle sessioni utente sui social network), ma poi ad un certo punto i limiti diventano troppi e bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. Cambiare l’HTTP oggi sarebbe un lavoro titanico e non senza conseguenze, sarebbe come sostituire il tappeto su cui si poggia il mondo. Ma forse, in futuro, andrà fatto. In generale, l’innovazione senza fossilizzarsi è sempre la strada migliore. Anzi, è bene capire per tempo quando evolvere per evitare di doverlo fare di colpo.
Tornando al Metaverso, è chiaro che per le aziende si tratterà di un nuovo mercato in cui competere e in cui fondamentale sarà la capacità di analizzare dati in tempo reale e estrarne indicazioni per orientare le scelte di business anche con il supporto di tecnologie come quella di Premoneo.