Ci siamo tutti resi conto, con impatti diretti sulla quotidianità, come negli ultimi mesi si sia verificata una forte crescita dell’inflazione, con dei livelli che non si raggiungevano da decenni in Europa. Si parla infatti di inflazione quando si registra un rincaro di ampia portata, che non si limita a singole voci di spesa. Questo significa che con un euro si possono acquistare oggi meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.
La crescita dell’inflazione, in alcuni degli ultimi mesi addirittura superiore all’8%, è dovuta ad una molteplicità di fattori, l’ultimo dei quali il conflitto in Ucraina che ha spinto al rialzo il costo delle materie prime e dell’energia.
Se si prende come riferimento il livello ottimale fissato dalla BCE e pari al 2% annuo di inflazione, possiamo facilmente capire come gli attuali valori possano spostare non solo i costi di produzione, ma la stessa domanda di mercato.
Inflazione e prezzi, obiettivo marginalità
In uno scenario così facilmente mutevole, il primo obiettivo delle aziende è riuscire a mantenere inalterata la produzione nonostante il forte rincaro delle materie prime. Proprio su questo punto alcune aziende, a seguito della crescita della componente energia e in particolare del gas, hanno preferito interrompere le produzioni al posto che incrementare di tre o quattro volte i prezzi finali per la propria clientela.
In questo scenario la scelta del pricing diventa ancora più rilevante sia per mantenere quote di mercato, sia per conservare buoni profitti. Con un incremento esponenziale dei costi le aziende si trovano di fronte ad un bivio, da un lato non intaccare troppo la marginalità e dall’altro riversare sul cliente gli aumenti con il rischio di perdere quote di mercato.
Su questo tema al società di consulenza McKinsey ha realizzato di recente uno studio Cinque modi per adattare i prezzi all’inflazione da cui emergono alcuni concetti fondamentali, come il fatto che un mero aumento di prezzi in un contesto di inflazione possa danneggiare la relazione con i clienti e che vadano ridefiniti i processi di pricing, salvaguardando il prezzo dei prodotti o servizi chiave, su cui la sensibilità del consumatore al prezzo è maggiore e di puntare a velocizzare il processo decisionale.
Inflazione e prezzi, l’importanza delle analisi previsionali
In un’ottica di lungo periodo è inevitabile per le aziende adeguare i prezzi all’inflazione, ma se parliamo di un orizzonte di breve-medio termine allora le scelte fatte possono avere degli impatti molto rilevanti. Facciamo un esempio in un mercato molto competitivo e con marginalità ridotta come quello del Retail. In questo caso la scelta di pricing non solo determina le quote di mercato, ma addirittura la profittabilità delle singole vendite.
Molto spesso in catalogo sono presenti migliaia di SKU con delle logiche di prezzo notevolmente differenti tra loro; negli ultimi dieci anni i vari attori hanno potuto non considerare una variabile importante come l’inflazione, ma che dovrà rientrare in gioco nelle prossime valutazioni. Proprio per valutare al meglio questi impatti, come quelli di altre variabili fondamentali nella determinazione dei prezzi, le aziende dovrebbero utilizzare strumenti di pricing basati sull’AI e su modelli predittivi della domanda.
Le analisi di forecasting consentono infatti di ipotizzare differenti scenari per valutare il potenziale impatto di un determinato aumento. L’aspetto predittivo è fondamentale per anticipare le variazioni della domanda prima che abbia una reale ripercussione sul mercato, aiutando quindi il management nell’effettuare determinate scelte strategiche.