Digital banking: la digital transformation è ormai una realtà nel settore finanziario. Banche, Fintech e Big Tech operano in un contesto a elevata complessità, in cui il confronto ha come terreno la capacità di offrire nuovi prodotti e servizi finanziari e di migliorare la customer experience di una clientela sempre più evoluta ed esigente, attraverso soluzioni digitali finalizzate a efficientare i processi interni. Partendo dal nuovo, il Fintech è un mercato promettente. Le realtà che lo rappresentano iniziano realmente a generare profitti e le previsioni effettuate dai principali istituti di ricerca sono positive. A farla da padrone in questo settore, così dicono i dati, è la collaborazione tra banche e start-up Fintech con uno schema di rapporto in cui le prime investono i capitali e le seconde, ovviamente, forniscono la tecnologia, dando una forte spinta innovativa agli istituti.
Digital banking: Il panorama del fintech in Italia secondo Bankitalia
Dai progetti per innovare l’erogazione di credito e pagamenti digitali, tra cui il mobile banking, il digital lending e i servizi connessi con l’open banking alle attività dedicate all’innovazione nei processi di business operations, governance d’impresa e nei servizi di investimento e assicurativi. Lo scenario descritto da Bankitalia è particolarmente eloquente: il Fintech italiano sta continuando la sua corsa. La spesa in nuove tecnologie finanziarie per il 2021-22, in Italia, è cresciuta di oltre il 15% rispetto al biennio precedente, passando da 456 milioni di euro a 530. L’epidemia da Covid-19 non sembra aver inciso sullo stato di avanzamento dei progetti di innovazione in questo ambito e la review degli investimenti ha riguardato solo una parte minoritaria degli stessi. Anzi, tra lockdown e restrizioni varie, molte Fintech che hanno subito un’importante accelerazione, grazie all’acquisizione di clientela digitale oppure con il rafforzamento delle attività delle comunità d’affari.
Digital banking: i freni al fintech
In questo ambito sono aumentati gli intermediari investitori e i progetti, ma gli investimenti dedicati all’innovazione in ambito finanziario, fa notare Bankitalia, avrebbero potuto essere molti di più. A rallentarli ci sono stati diversi fattori:
- L’insufficiente domanda per i prodotti e i servizi generati dagli investimenti
- Il costo finanziario dell’investimento
- La mancanza di personale adeguatamente formato
- La scarsa interoperabilità tra vecchi e nuovi sistemi
Anzi, nel panorama Fintech italiano si assiste addirittura ad un processo di concentrazione rispetto alla precedente rilevazione. Il peso dei primi 10 investitori è aumentato di circa 5 punti percentuali, arrivando a contare per l’84,7% del totale degli investimenti. Le banche rappresentano ancora i principali soggetti investitori, sostenendo più di tre quarti della spesa complessiva. Seguono gli Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica con una quota stabile pari al 14,7 per cento, le società finanziarie, le Società di Gestione del Risparmio e, infine, le Società di Intermediazione Mobiliare con una quota marginale.
Digital banking, il ritorno sugli investimenti in Fintech
Serve però tempo per vedere i primi risultati di questi investimenti, anche perché le spese iniziali sono spesso consistenti. Secondo l’indagine, a pesare maggiormente è l’investimento in infrastrutture tecnologiche, che rappresentano il 58% delle risorse investite. Si riducono di numero, ma crescono in termini di spesa, i progetti fondati sull’intelligenza artificiale e il machine learning, trainati principalmente dalle applicazioni per il digital lending. Per governare la rivoluzione Fintech alcuni player italiani ricorrono a un reparto aziendale ad hoc, specializzato nel coordinamento delle iniziative dedicate all’innovazione finanziaria. Gli addetti ai progetti ammontano a più di 1400 unità, lo 0,3 per cento degli addetti totali delle imprese sondate dalla Banca d’Italia. Un valore in linea con l’ancora ridotta dimensione dell’investimento complessivo.
Guardando ai principali servizi offerti in ambito di mobile banking in Italia, i principali risultano essere:
- La disposizione di bonifici istantanei
- L’apertura di conti e la raccolta di depositi online
- Lo sviluppo di app per gestire conti di pagamento detenuti presso banche diverse
- L’ampliamento del perimetro degli strumenti finanziari offerti tramite dispositivi mobili
Digital banking, i principali servizi
Per Banca d’Italia, inoltre, va segnalata la crescita di app volte a migliorare l’educazione finanziaria dell’utente attraverso, ad esempio, lo sviluppo di canali per la gestione dei consigli di investimento. L’esperienza della clientela resta centrale per i player del settore. Si moltiplicano soluzioni innovative come lo sviluppo di canali per comunicare con la banca in maniera più agevole e il riconoscimento del titolare del conto tramite videocamera.
Anche il digital lending, cioè i servizi di credito digitale, ha un ruolo da protagonista nel Fintech. Bankitalia, in particolare, segnala attività volte ad innovare una o più fasi della filiera del credito o l’erogazione di servizi di finanziamento circolante per le imprese, tra cui:
- L’onboarding digitale di nuovi clienti
- La valutazione del merito creditizio
- Il perfezionamento del contratto
- Il monitoraggio del credito
- Il factoring e l’invoice trading
Digital banking post pandemico
Come possiamo desumere anche dai dati riportati in questo studio, la pandemia ha rappresentato un punto di svolta per molti settori, soprattutto dal punto di vista dell’innovazione digitale.
La necessità di mettere in discussione le attività all’interno dei processi aziendali per adattarsi al nuovo contesto ha portato manager e imprenditori a comprendere la necessità di ottimizzare le proprie attività e a far capire l’importanza del processo di trasformazione in mercati che per troppo tempo sono stati restii al cambiamento.
Gli istituti finanziari hanno affrontato spesso i processi di digitalizzazione creando delle nuove divisioni o acquisendo realtà “digital native”, ma durante la pandemia anche gli istituti più tradizionali hanno dovuto adattarsi alle nuove esigenze riducendo drasticamente le operazioni effettuate di presenza presso gli sportelli.
E questa evoluzione non si esaurirà con il mutare delle condizioni pandemiche, infatti, secondo lo studio rilasciato da BAI (Bank Administration Institute), l’87% dei consumatori ha ormai familiarizzato con i servizi di digital banking rimanendo intenzionato a continuare a utilizzarli. Questo cambiamento ha portato le banche a dover rivedere determinati asset e il posizionamento sul territorio soprattutto a livello di ottimizzazione di costi e di personale, condizionati dalla riduzione degli orari di apertura e dalla chiusura di alcune filiali, anche a seguito delle numerose operazioni straordinarie di consolidamento.
Digital banking: I nuovi consumatori e il rapporto con gli sportelli
Detto questo, per alcune operazioni gli utenti mantengono ancora una preferenza per il rapporto personale e per lo svolgimento delle attività in presenza, soprattutto quando si parla di operazioni non standard o consigli sulla gestione patrimoniale e finanziaria per le quali i clienti prediligono ancora il rapporto con il gestore.
In considerazione ai diversi studi condotti sul comportamento dei consumatori e il rapporto con le banche, gli istituti di credito dovrebbero riuscire a mantenere un rapporto di fiducia con il cliente offrendo un tipo di esperienza innovativa, diversa da quella tradizionale, ma allo stesso tempo trovare il giusto compromesso per instaurare una relazione duratura e profittevole.
Digital banking: Banche tradizionali vs fintech
Durante la pandemia, le banche completamente digitali sono quelle che hanno avuto le performance migliori, sia perché hanno anticipato i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, sia perché si basano su una struttura di costi notevolmente inferiore rispetto agli istituti tradizionali. Queste realtà, oltre ad offrire un’esperienza più soddisfacente per i clienti su prodotti standard come l’apertura di un conto corrente, l’identificazione a distanza o sui pagamenti online, stanno diventando sempre più competitivi anche nella gestione patrimoniale degli utenti.
La nuova sfida per gli istituti tradizionali sarà quella di offrire ai propri clienti nuovi servizi digitali sulla gestione personale delle finanze e del patrimonio, partendo da notifiche sull’allocazione del budget passando ai suggerimenti di investimento, attraverso anche l’utilizzo dell’AI, in modo da migliorare il servizio e continuare a costruire anche online il rapporto di fiducia, fondamentale in ottica competitiva.